I bambini abbandonati nell' 800

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I luoghi di abbandono

La ruota degli esposti era una struttura formata da una bussola girevole di forma cilindrica girante su un perno, di solito la struttura era in legno, era divisa in due parti, chiuse da uno sportello: una parte era rivolta verso l'interno ed un'altra verso l'esterno, combaciando con un'apertura posta su un muro, permetteva di collocare, senza essere visti dall'interno, gli esposti, ossia i neonati abbandonati. La madre o chi per essa poteva sbarazzarsi del bambino in assoluto segreto. Facendo girare la ruota, la parte con il bambino veniva immessa all'interno dove, aperto lo sportello si poteva prendere il neonato per dargli le prime cure e registrarlo. Spesso vicino alla ruota vi era una campanella, per avvertire della presenza del neonato, ed una specie di buca delle lettere nel muro, dove mettere offerte per sostenere chi si prendeva cura degli esposti. Per un eventuale successivo riconoscimento da parte di chi l'aveva abbandonato, al fine di testarne la legittimità, venivano inseriti nella ruota assieme al neonato santini, immagini, monili, documenti o altri segni distintivi, i così detti “filo fede”, da parte di chi lo depositava. Questa struttura era stata creata per:


I LUOGHI dell’ABBANDONO a VERONA (REGISTRO 1866-1873)

Dal registro della Ruota dell’Archivio di Stato di Verona, su cui viene trascritta la provenienza degli “ESPOSTI” dal 1866 al 1873, si rileva che su un totale di 3353 esposti:




Il 44,74% delle entrate proviene dalla Ruota, di cui il 21,65% sono maschi e il 23,08% sono femmine. Il 34,42% proviene dalla Porta di cui il 16,67% sono maschi, rispetto al 17,75% che sono femmine. Il 19,74% proviene dalla maternità, 9,57% sono maschi e 10,17% sono femmine. 1,10% sono di diversa provenienza dei maschi: 1 provenienza sconosciuta, 2 da Valeggio sul Mincio, 1 da Lavagno, 4 da Cerea, 3 da Cazzano, 3 da San Giovanni Lupatoto, 3 da Legnago, 1 da San Bonifacio,1 da Lucca, 1 dalla Valdesia, 1 da Caprino, 1 da Marano. Delle femmine:



L’ABOLIZIONE DELLA RUOTA A VERONA

L’incapacità economica da parte dei brefotrofi di gestire un numero così elevato di bambini, l’alta mortalità infantile e la convinzione da parte delle autorità che la ruota rendesse troppo facile liberarsi di un figlio, portarono alla decisione di abolire la ruota degli esposti. Tutte le ruote scomparvero ufficialmente nel 1923 con il regolamento generale per il servizio di assistenza agli esposti del primo Governo Mussolini. A Verona il movimento tendente alla soppressione della “ruota” venne ispirato da Antonio Agostini, Direttore dell’Istituto degli Esposti di questa città e raggiunse il suo obiettivo nel 1874.





(Busti Alice e Partelli Aurora)